EventiCERIMONIA DI INTITOLAZIONE DELLA ROTONDA AD ALBERTO MELUCCI

CERIMONIA DI INTITOLAZIONE DELLA ROTONDA AD ALBERTO MELUCCI

Video della Cerimonia

CERIMONIA DI INTITOLAZIONE
DELLA ROTONDA AD
ALBERTO MELUCCI

Rimini – 27 novembre 2024

FRANCESCO BRAGAGNI

Assessore alle Politiche per lo Sviluppo delle Risorse Umane, Servizi Civici e Toponomastica, Legalità, Rapporti con il Consiglio Comunale, Patrimonio

 

Un ringraziamento a tutte le persone che sono qui oggi. So che tenevamo tutti a questa cerimonia per ricordare un grande riminese come Alberto Melucci, un sociologo, un accademico, una persona che ha dato tanto non solo alla scienza e alla cultura italiana e internazionale, ma anche a Rimini.  Una persona nata qui e che purtroppo è deceduto troppo presto, nel 2001. È stato un grande precursore, una persona molto lungimirante che con i suoi studi ha saputo dare un contributo fondamentale alla sociologia a livello internazionale e che ha anticipato di diversi decenni tematiche che sono quelle del mondo di oggi come il tema della globalizzazione, dei diritti delle donne, dell’ambientalismo, della democrazia e della pace.

Voglio ringraziare il professor Prosperi che insieme a Natalia Campana e Giorgio Giovagnoli tempo fa ha fatto questa richiesta di intitolazione e voglio ringraziare ovviamente la famiglia che si è molto attivata per la riuscita di questa cerimonia: la moglie dottoressa Anna Fabbrini e le figlie Alessandra e Marta e tutti coloro che hanno reso possibile questa giornata del ricordo.

 

Alberto Melucci è una persona che non solo i riminesi, ma tutti gli italiani dovrebbero conoscere e studiare di più perché ha veramente dato tanto e io voglio fare anche questa piccola riflessione: guardando i social e anche  alcuni programmi TV si parla sempre di Zygmunt Bauman che è stato sicuramente un grande della sociologia e ci sono persone che lo citano e lo apprezzano e non conoscono Alberto Melucci! Quindi il nostro impegno deve essere quello di tutelare la memoria non solo di un grande riminese ma anche di un personaggio e dobbiamo cercare di portare più persone a conoscere e ad ammirare per quella che è stata la sua importanza per l’Università italiana. È stato professore a Milano, a Trento, a Sassari e all’estero ha avuto la possibilità sia in Europa che negli Stati Uniti di insegnare nelle università internazionali più conosciute e più apprezzate. Dunque è veramente un piacere onorare oggi la sua figura nella memoria collettiva della città di Rimini e dei riminesi e intitolandogli un’area urbana, quella della rotonda in cui ci sposteremo tra poco per lo scoprimento della targa. E questa è anche la zona nella quale lui aveva le sue radici. Quindi, veramente grazie a tutti. Ci saranno alcuni interventi che ricorderanno  il professore. Io l’ho ricordato dal lato pubblico, ma poi sarà sicuramente piacevole ascoltarne anche il ricordo privato da chi ha avuto la fortuna di  conoscerlo, fortuna che io non ho avuto. Chiudo con una notazione che mi è venuta quando ho guardato le date della vita di Alberto Melucci. Lui  purtroppo muore il giorno dopo l’attentato alle Torri Gemelle cioè il 12 settembre 2001 e quindi quando pensiamo a quanto questa data tragica del mondo ha cambiato la vita di tutti noi, dobbiamo pensare che Melucci aveva colto gli aspetti che avrebbero portato a una trasformazione della società molto prima che questo accadesse.

 ANNA FABBRINI MELUCCI

 

Oggi Alberto avrebbe compiuto 81 anni. Era nato qui, in questo quartiere, a Gaiofana e tutte le volte che passavamo da queste parti, amava ricordare il luogo preciso dove era venuto al mondo, quella casa che non c’è più perché fu bombardata pochi minuti dopo la sua nascita. “Sono nato sotto le bombe, diceva. Sono un sopravvissuto. Ogni giorno è un regalo”…

La sua vita è stata un regalo per molti e soprattutto per noi, per me, Alessandra e Marta che siamo state la sua famiglia.

Ci ha lasciato troppo presto. Troppo giovane, al culmine di un brillante carriera accademica e nella maturità di una produzione scientifica che ha lasciato il segno. Ancor oggi i mondi della ricerca si riconoscono in debito con lui per il contributo che ha dato alla conoscenza e che qualcuno ha definito di “profezia sociologica”. 

Ci manca, ma teniamo strette le sue parole e le sue scritture che hanno raccontato il passaggio d’epoca e che ci hanno aiutato a comprendere questo mondo sconvolto. Teniamo con noi le riflessioni del suo ultimo libro Culture in gioco. Differenze per convivere che è quasi un lascito, un invito a restare aperti e a praticare la speranza come virtù morale. Teniamo la leggerezza del suo clown e teniamo stretta la sua poesia che celebra le profondità del cuore umano.           

Oggi la sua Rimini, dove è nato e dove ha voluto morire, gli dedica questo riconoscimento. Una amica poetessa mi fa notare che è bellissimo che si tratti di un rotonda: è come era lui, mi ha detto, aperto in molte direzioni

Grazie, dunque a questa città per aver scritto nella pietra il suo nome a ricordo della sua cara persona.  

Sono con noi, presenti col cuore, anche Claudio e Ricardo che sono i suoi generi, e Gea, Tiago e Miranda che sono i suoi nipoti.

Anna, Alessandra e Marta

ORIANA MARONI

Già Direttrice della Biblioteca Gambalunga di Rimini e Responsabile degli Archivi storici

Intervenire dopo queste parole mi è difficile perché sono molto commossa. Ho conosciuto Anna Fabbrini in occasione di un gesto importante che ha fatto la famiglia nei confronti della città e nei confronti della Biblioteca Gambalunga. A pochi anni dalla morte di Alberto, nel 2003, la famiglia ha deciso di donare quasi intera la sua biblioteca: circa 1800 testi fra volumi, tesi di laurea e periodici. Un gesto di grandissima generosità se pensiamo che  per una figura di intellettuale quale è stato Alberto Melucci, la biblioteca personale rappresenta una parte importante della propria identità, una biografia inseparabile dal suo lavoro di studio e di ricerca. Io ho trovato quel gesto un gesto di grandissimo amore e non solo di generosità rispetto alla città, ma anche di grandissimo amore della famiglia per il proprio congiunto e proprio per queste considerazione, per il fatto che, come dicevo una biblioteca riflette sempre ciò che siamo, questo gesto di grandissima lungimiranza rappresenta un’ulteriore forma di ritorno di Alberto Melucci alla sua città, la città nella quale ha studiato, si è formato, ha avuto i primi amici e ha fatto le prime esperienze politiche. Donare una biblioteca alla città significa vivificare in qualche modo il pensiero e l’opera della persona che ha posseduto quei libri nel senso che le biblioteche in realtà si prendono cura del pensiero e delle opere degli uomini. E dico questo oggi in un tempo in cui il valore della lettura del libro è sicuramente fortemente diminuito e sembra quasi un paradosso. Ma in realtà, e io sono sempre di questo parere, come tanti studiosi e scrittori hanno osservato: il libro continua a essere un patrimonio straordinario che vive per sempre perché i libri hanno una grandissima pazienza, possono essere vivificati e riportati alla luce anche dopo tanti secoli.

Quindi, donare una biblioteca a una città e in particolar modo a una Biblioteca come la Gambalunga, che nasce da una donazione, nasce da un altro grande gesto di generosità e di senso civico, -ricordiamo che nasce nel Seicento dalla donazione di Alessandro Gambalunga- è stato un gesto di grande valore. Chi, come me ha vissuto all’interno delle biblioteche si rende conto e capisce come lì continuino i dialoghi fra il passato e il presente. In realtà non ci può essere morte dove ci sono i libri. E quindi da questo punto di vista credo che ci sia stata grande intelligenza in questo gesto fatto dalla  famiglia soprattutto pensando come le biblioteche rappresentano anche un modo per affacciarsi non solo al passato ma anche sul presente, su altri luoghi della nostra realtà, su altri mondi. Quindi, considerando gli studi di Alberto Melucci in gran parte dedicati al multiculturalismo e al tema del tempo, mi sembra che sia stato il modo per riportarlo ulteriormente a casa. Grazie.

PIPPO PROSPERI

Già Preside del Liceo scientifico Einstein, amico

Io voglio ricordare che Alberto, come è stato detto, è stato un grande studioso  dei problemi sociali e anche un profeta di quello che sta accadendo e che lui aveva approfondito nei suoi libri. Però è stato anche negli ultimi anni della sua vita un poeta e ha pubblicato alcuni volumi, uno postumo e uno anche in dialetto; ha voluto riscoprire l’uso del dialetto che era praticato nella sua famiglia ma un po’ dimenticato da noi che a volte ci siamo anche troppo dedicati ai libri. Vorrei leggervi due sue poesie che traducono in versi alcuni concetti della sua analisi sociologica: la prima si intitola Parole di Deserto, dalla raccolta Giorni e cose.

 

Parole di deserto

 

Io prego con parole di deserto

e grido suoni di arida fonte.

Anima dolorosa e buia carne

semino il mio lamento come grano

in solco d’ossido e cristallo.

Tra fiori calcinati

nostalgie di patetica ouverture.

Dio che implorammo

i giorni del raccolto

concedi nuova di luci meraviglia.

 

E vorrei leggervi anche alcune parole che Lalla Romano, scrittrice e amica comune ha dedicato a questo testo: Le parole del titolo sono riprese dal primo verso ma diventano “Io prego” con ciò la preghiera viene espressa con parole di solitudine, abbandono, disperazione. I suoni sono violenti sono grida e salgono da una “fonte inaridita”. L’anima è detta “dolorosa”, la carne “buia” ad essa si addice una disperazione senza luce. Ma l’ultimo verso infine ha una carica positiva. Il lamento, il canto è seminato come si semina il grano. L’intensità del dolore nutre come un alimento.

E queste sono le parole che Lalla Romano dedica a commento di questo testo.

Leggo un’altra poesia di Alberto dalla raccolta Mongolfiere

 

Zeitgeist N.2

Maschere corrucciate

danzano in tondo

senza pace nel cuore.

Dallo schermo

ci incanta il pifferaio

faccia di gomma

e di denti strabocchevole

il sorriso.

L’imbonitore di mezze verità

non ha labbra pittate

ma il doppiopetto osceno

è un costume discinto

da cancan.

Come potete credere

a costui?

Amici sconosciuti,

fratelli miei

di umana debolezza

svegliatevi dal sonno

che vi avvolge.

Non tocca a me

che ho l’occhio più offuscato

chiamarvi a veglia

e a lucida ragione.

Ma su, non per me

che vi chiamo

per voi, per noi

spalancate lo sguardo

e abbracciate l’amara

e dolce libertà

di stare insieme.

Mi pare che questa sia la conclusione migliore. Qui c’è anche una citazione a un’epoca recente della nostra storia politica e sociale ma è un’epoca che purtroppo continua anche al di là dell’Atlantico, con i “pifferai faccia di gomma” e il sorriso falso sulla bocca.

 

ANNA FABBRINI MELUCCI

Abbiamo ricevuto tantissime lettere di ricordo che vorrei condividere. Sono di persone che non hanno potuto essere qui oggi ma che hanno desiderato tanto partecipare e lo fanno, lo hanno fatto spiritualmente inviando questi loro pensieri.

RICEVIAMO DA STEFANO E VERA ZAMAGNI

Università di Bologna, amici di una vita

Siamo desolati di non poter partecipare di persona alla cerimonia ma desideriamo esprimere tutta la nostra soddisfazione per la saggia decisione del Comune di Rimini.                                               

Alberto è stato uno dei migliori figli di Rimini, che ha onorato con la sua intensa vita accademica di ricercatore.

E non possiamo non ricordare anche l’amicizia che ci ha legati fin da ragazzi e che si è allargato anche alle nostre famiglie: le nostre vacanze insieme, le nostre interminabili conversazioni per scambiarci esperienze e riflessioni su come va il mondo. Un legame che è durato per sempre. Una amicizia profonda che ha oltrepassato la vita.

Alberto ha percorso il mondo, mai contento di fermarsi per ammirare i risultati conseguiti – e sono stati tanti –, mai disposto a rinunciare alla libertà di pensiero per un po’ di sicurezza e di potere.

Letum non omnia finit: non tutto finisce con la morte. È quel che si può dire di Alberto, del suo lascito intellettuale e della sua testimonianza di vita. Ci piace ricordarlo con le parole che Göthe mette sulle labbra degli Angeli: “Quegli che costantemente si sforzava di avanzare, quegli è colui che possiamo salvare”. Alberto sempre si è sforzato di avanzare e adesso è tra i beati.

 

FIRMATO:  Stefano e Vera Zamagni

RICEVIAMO DA MICHINOBU NIIHARA

Professore ordinario di sociologia Dipartimento di Sociologia

Università Chuo di Tokyo

Da quando ho incontrato Alberto, ho vissuto in grande vicinanza con la famiglia Melucci e scrivendo questo messaggio, mi viene in mente la spiaggia e il vento lungo la costa di Rimini.

Da quando abbiamo perso il nostro grande maestro di saggezza, Alberto Melucci, il 12 settembre 2001, penso molto al significato delle parole: incontrare e con-vivere.

Ancora oggi di Alberto rimane con me il volto, i gesti e il tono di voce. E sono ancora in viaggio di interazione emozionale di gratuità con le sue parole.

Un libro in giapponese a lui dedicato, intitolato: “Dentro la società planetaria. Incontrare il pianeta interno e la comunità”, sarà pubblicato nel marzo 2025.

In questo libro, basato sui manoscritti che ci ha lasciato, traduco i suoi scritti sul corpo e sul pianeta interno. E anche i giovani studiosi giapponesi hanno contribuito con scritti ispirati dalla sua “visione della società planetaria” e io  scrivo sul significato del mio incontro con lui.  In questo modo  Alberto è vivo e noi con lui.

Carissimo Alberto, il nostro viaggio continua.

 

FIRMATO: Michi

RICEVIAMO DA GARDI HUTTER

cara amica, artista e clown

Vorrei essere con voi mentre la città di Rimini da questo riconoscimento ad Alberto. Alberto Melucci ha osservato, elaborato e interpretato la nostra società con tanta brillantezza che lo si deve collocare tra i grandi filosofi-sociologi europei. Allo stesso livello, ha maturato saggezza, tenerezza e luminosità, che resterà per sempre nei cuori dei suoi amici. Vi abbraccio.

 

FIRMATO:Gardi

RICEVIAMO DA PAOLA REBUGHINI

ex allieva di Alberto e docente dell’Università di Milano

Sono molto felice di sapere che una rotonda di Rimini porti ora il nome di Alberto Melucci, in un luogo che gli era così caro. È probabile che a questa notizia molti tra coloro che lo hanno conosciuto, stimato e amato abbiano avuto il mio stesso pensiero: che spesso le intitolazioni definiscono le persone per la loro professione, riducendo la loro ricchezza e complessità a un’identità formale…

Impossibile farlo con Alberto.

Per me Alberto è stato innanzitutto insegnante nel senso etimologico di “colui che lascia il segno”, che trasmette un metodo, un modo di conoscere la realtà che va al di là dei contenuti specifici che vengono trasmessi. L’essenza di questo segno per me è stata la passione (di nuovo etimologicamente desiderio e sofferenza). Passione del guardare avanti, cogliendo i segni precursori del cambiamento sociale, ascoltando, soprattutto i più giovani che spesso incarnano questo cambiamento senza saperlo. Grazie Alberto.

 

FIRMATO: Paola Rebughini

RICEVIAMO DA FRANCA BIMBI

Università di Padova

Conservo un ricordo fortissimo di Alberto, di intensi incontri: per le occasioni che mi ha offerto, non richieste né a cui era obbligato. Lo ricordo per la gentilezza, l’attitudine affettiva, il rigore morale e scientifico e per il modo con cui, nell’ultimo nostro incontro mi ha parlato della sua malattia.

Ogni tanto mi capitano in mano le sue poesie… e lo riconosco e, a volte, mi ci riconosco.

 

FIRMATO: Franca Bimbi

RICEVIAMO DA ALESSANDRO CAVALLI

Università di Pavia

Alberto Melucci collega ed amico, era solo di quattro anni più giovane, avevamo interessi e curiosità che spesso si sovrapponevano, abbiamo avuto molte occasioni di incontrarci e scambiare idee, impressioni, sentimenti.

Ogni volta avvertivo quella sensazione che un sociologo tedesco chiama “risonanza”, pensieri che vanno per conto loro, ma che inseguono le stesse onde. Ho goduto -forse troppo poco- della sua presenza su questa terra.

 

FIRMATO: Alessandro

MARTA MELUCCI

Mio babbo era anche un appassionato di clownerie. Ha frequentato una scuola per imparare l’arte del clown e faceva spettacoli nelle fiere, nelle scuole e negli asili per i bambini…

 

RICEVIAMO DA FERRUCIO CAINERO

artista e clown della scuola di clownerie del Teatro Ingenuo

Il professor Melucci, lo so che insegnava però veniva con noi, rideva e imparava. Eravamo pagliacci e artisti di strada. Dare il nome ad una rotonda è certo un grande onore per un professore, ma per un artista di strada è proprio il massimo.

Ciao Alberto. Professore, clown e amico.

FIRMATO: Ferruccio

 

RICEVIAMO DA OSVALDA CENTURELLI

Studio Azzurro di Milano

La notizia mi arriva come un raggio di sole in un momento così buio per quello che accade nel mondo e così vicino a noi.

Mi riempie di gioia la notizia che il Comune di Rimini ha deciso di intitolare uno spazio urbano a uno dei suoi cittadini più illustri.

Ricordo nitidamente il dolore provato quando ci ha lasciato, quel 12 settembre del 2001, il giorno dopo l’attentato alle Torri Gemelle, e come in quel momento terribile ho pensato a come ci avrebbe aiutato la capacità profetica di Alberto nell’interpretare i cambiamenti che stavano avvenendo. 

Di lui ci manca la sua parola e anche la sua dolcezza e la sua umanità, le sue bellissime poesie in dialetto romagnolo e quello sguardo ironico e allegro mentre passeggia sulla spiaggia di Rimini.

Lo voglio ricordare con alcune parole del suo libro “Passaggio d’epoca. Il futuro è adesso” del 1994…

 “Molti passaggi premono alle porte del piccolo mondo che chiamiamo Terra. Per il pianeta, le società e gli individui il cambiamento non è mai stato così rapido e mai così esteso. C’è chi si prepara a scansare le insidie e chi si apre alla sorpresa, chi si incanta al miraggio del futuro e chi, invece, ne teme la sorte incerta… I passaggi sembrano moltiplicarsi in un gioco di vertigine: nelle molte facce dell’io, nel corso di vita, nelle diversità delle culture e delle storie collettive. Per non essere travolti bisogna trovare dei confini. Senza frontiere ci sarebbe solo la perdita di sé. Senza passaggi la morte per fissità. Di qui in avanti la sopravvivenza dipenderà dalle nostre scelte. Non possiamo più tornare indietro, ma solo imparare a convivere. Quali riti, quale organizzazione simbolica e politica saprà dare una società planetaria a questo incessante mutare? Nel tessuto della vita quotidiana e nei grandi eventi collettivi si preparano già oggi risposte che richiedono un salto di coscienza e d’azione.” 

Un abbraccio grande ad Alberto, con Alice, Martina e Cesare. E anche Paolo Rosa è con noi oggi.  

 

FIRMATO: Osvalda

INTERVENTO AL MICROFONO GABRIELE CUCCIA

Amico riminese

Invece di parlare in questo microfono preferirei fare una passeggiata insieme ad Alberto. Ho ancora il ricordo vivo dei due ultimi incontri con lui. E allora quella sera due o tre giorni prima del ricovero, doveva venire a cena da noi. Gli ho telefonato, gli dico “allora Alberto, vieni? E lui mi ha risposto con un filo di voce: Sono molto stanco… sai mi dispiace molto, non ce la faccio. E questa è stata l’ultima volta che l’ho sentito al telefono. Ma voglio ricordare anche il nostro ultimo incontro. Quando veniva a Rimini io andavo spesso a trovarlo a casa sua. Ci siamo sentiti al telefono e lui mi ha detto Dai che ci incontriamo da qualche parte  e mi ha dato un appuntamento nel primo pomeriggio in Piazza Ferrari. Ci siamo seduti su una panchina e abbiamo cominciato a chiacchierare. Per la verità parlavo più io di lui perché lui faceva delle domande, faceva delle domande così intelligenti che non era possibile non rispondere. Ad un certo momento, dopo parecchio tempo guardo l’orologio e vedo che erano passate due ore. Allora dico: Alberto, ma sono passate due ore… tu che sei un così grande professore universitario, che insegni alla Sorbona, in America e non so dove.. stai due ore con me che non sono nulla se non un tuo antichissimo e vecchio amico. Lui mi ha sorriso con quel sorriso che è uguale a quello della sua figlia Alessandra che è identica a lui… Allora, concludendo: Alberto, soprattutto in un primo periodo della sua vita -poi ha continuato in un altro ambiente- è stato un grandissimo maestro, un maestro per tanti giovani e ancora non era un filosofo, ancora non era neanche iscritto all’università, faceva il liceo classico era un giovane cattolico che aveva un grande seguito perché oltretutto oltre la simpatia aveva una grande intelligenza. Ecco volevo ricordarlo per tutte queste cose che ho detto un po’ confuse perché sono emozionato. Ovviamente volevo ricordarlo per il suo sorriso… dai, fammelo Alessandra!!…

 

INTERVENTO AL MICROFONO DI ENIO BIANCHI

Cugino di Alberto

Non voglio togliere tempo, assolutamente… ma siccome qui è stato ricordato l’Alberto “ufficiale”, parlando anche con nostro cugino Nino e la cugina Luisanna e anche Anna lo sa, non mi stupisce che avesse questo grande feeling con i clown perché chi ha vissuto la gioventù insieme ad Alberto, chi come noi che abbiamo vissuto le cene e i pranzi delle feste di famiglia si ricorda benissimo che era lui l’anima di scenette nelle quali ci divertivamo come dei pazzi ed era lui che organizzava tutto quanto. Io di Alberto riconosco la grandezza del sociologo ma, scusatemi continuo a tenermi in mente quei momenti.

 

INTERVIENE AL MICROFONO PIER PAOLO PAOLIZZI (SPIGOLO)

Insegnante, attore, amico

Da adulti ci siamo frequentati saltuariamente ma da ragazzini invece abbiamo avuto una frequentazione molto importante. Assieme ad alcuni amici facevamo in teatro cabaret. Perché ne voglio parlare? Perché la dimensione di allora era la dimensione del gioco, di un gioco divertente e molto serio e anche molto pazzo, devo dire. Noi ci incontravamo per preparare le serate e avevamo la tecnica del brainstorming, cioè ognuno cercava di tirare fuori le stupidaggini più stupide possibili, compreso Alberto che però, rispetto a noi tre aveva una caratteristica che forse preannunciava quello che poi è stato nella vita: la sintesi la faceva lui. Lui partecipava anche alle cazzatine, però la sintesi era la sua. Per cui, anche molte cose che io continuo a fare nella mia vita adesso, pensandoci -e ci ho pensato adesso per la prima volta- forse la radice è in quelle sintesi nelle quali lui è riuscito a combinare la follia con il rigore.

 

 

ANNA FABBRINI

Proseguo con la lettura delle lettere che sono arrivate, anche se abbiamo tutti un po’ freddo. Ma ci tengo perché le persone che hanno comunicato lo hanno fatto con grandissimo cuore.

 

RICEVIAMO DA GIULIANNA CHIARETTI

Università di Venezia

Giuliana, oltre che un grandissima amica, è stata una sua collega ed è una delle sociologhe che ha più studiato le opere di Alberto e ha colto dei risvolti che molti non avevano colto.

Ci augurava “buon viaggio” Alberto alla fine del suo libro Passaggio d’epoca del 1994. Un viaggio dentro i profondi cambiamenti di noi stessi e di una società sempre più planetaria. Noi con le nostre speranze e paure, i nostri bisogni e desideri, noi e gli altri come noi, nella crescente interdipendenza.

Ci augurava che ognuno vi trovasse le piste su cui avventurarsi anche da solo come ha fatto lui, sapendo però di essere in buona compagnia come lo era stato lui con quegli autori che considerava I pilastri della svolta che stava avvenendo e che chiamava gli indispensabili. Compagno di viaggio è stato lui e i suoi libri per me in lunghi anni fino ad oggi. Vedo le sue parole ruotare nell’aria che respiro parole per muoverci con coraggio nel “futuro che è adesso”: differenze,  convivere, abitare il tempo, prendersi cura, democrazia, meraviglia. “Non abbiamo più il linguaggio della meraviglia”, ci diceva, “ce l’hanno rubato e noi abbiamo lasciato fare!”. Alberto ci sollecitava a ritrovarla l’esperienza del meraviglioso, che è l’imprevisto, la scoperta delle potenzialità nascoste nelle piccole e grandi cose, in ciò che accade e non vediamo, è inventare nuovi mondi, non arrenderci alle difficoltà e all’aridità dell’indifferenza. “La meraviglia – scriveva – contiene una carica morale perché è anche il contrario del cinismo.”

 

FIRMATO: Giuliana

RICEVO DALLA COMUNITÀ “ROSA MISTICA” DI TORRAZZETTA

del comune di Borgo Priolo dell’oltrepò Pavese

Noi del centro di Torrazzetta sebbene a distanza partecipiamo al suggestivo evento che riconosce il valore culturale e morale dell’indimenticabile professor Alberto Melucci. Avendo noi ospitato per anni i seminari di studio da voi organizzati nell’Oltrepò lo ricordiamo commosse per la sua gentile sapienza velata di cordiale e signorile gentilezza.

L’ulivo a lui dedicato nel nostro parco sia per noi e per tutti un messaggio di pace e di fratellanza.

Con sincera affettuosa amicizia e viva presenza

Firmato:

Antonietta, Annamaria, Virginia e Don Mauro della Comunità Rosa Mistica

 

RICEVIAMO DA MARCO MANZONI

operatore culturale della Regione Lombardia

Ho conosciuto Alberto Melucci nel 1987 quando, avendo letto e apprezzato alcuni suoi libri, mi recai da lui da emerito sconosciuto, per chiedergli una collaborazione a un convegno che stavo ideando sul tema “Velocità: tempo sociale, tempo umano”. Posso dire che ci piacemmo subito, istintivamente.

Alberto non solo aderì con entusiasmo alla proposta di partecipare al convegno, ma divenne parte del Comitato scientifico, insieme al critico d’arte Gillo Dorfles e al filosofo Carlo Sini. E, sempre in quegli anni, partecipò al convegno intitolato “Etica e metropoli: la possibilità ecologica” nel quale Alberto sapientemente analizzò il fenomeno della “molteplicità dell’Io” che negli anni successivi sarebbe dilagato. Alberto  ha precorso i tempi. Oltre alla grande competenza sociologica e psicologica -o forse proprio per l’intreccio virtuoso di questi due ambiti apparentemente lontani tra loro- aveva una predisposizione a mettere in relazione le questioni sociali con le dinamiche relazionali della persona nella sua quotidianità. Aveva una grande apertura mentale, una visione anticipatoria dei processi sociali e doti di intuizione e creatività non comuni per un accademico.

A conclusione di questo sentito ricordo, desidero mettere in evidenza la sua qualità umana, la sua apertura verso il nuovo e verso l’altro che trapelava dal suo sguardo attento, dal tono caldo e pacato della sua voce, da un sorriso che ti conquistava perché arrivava dal suo cuore.

FIRMATO: Marco

 

RICEVIAMO DA GIOVANNI SABATINI

Amico da lunga data, artista, insegnante all’Accademia di Brera

Ricevo la bella notizia Mi dispiace non poterci essere. Una rotatoria è forse meno di una piazza ma è più bella di una via! La via, appunto, ti porta via ti porta fuori, mentre la rotatoria è un continuo ritorno e Alberto torna continuamente fra noi. Poi, messo lì a far sponda tra Freud e il maestro Manzi sembra comporre una vivace e significativa triangolazione.

Con partecipazione e tutto il mio affetto.

Firmato: Giovanni

RICEVIAMO DA GIUSTINA RACITI

dirigente dei servizi sociali della Regione Lombardia

Alberto è stato una preziosa e importantissima presenza in tutti gli anni della mia vita professionale. Mi ha insegnato a gettare lo sguardo oltre l’ostacolo e io lo ringrazio ancora oggi per questo. Per me è una presenza costante, una guida in questo mondo così difficile in cui molto spesso ci manca la speranza.

FIRMATO: Giustina

 

ANNA FABBRINI

Quello che sto per fare, per concludere, non è formale. Io credo nella parola detta, per questo vorrei leggere i nomi delle persone che, non potendo essere qui oggi, hanno chiesto di essere ricordate come presenti spiritualmente.

 

SI UNISCONO A NOI:

Mio fratello Luciano Fabbrini e sua moglie Maria Bianchi, Costanza Marzotto, Marina Piazza, Giuliana Carabelli, Chandra Candiani, Margherita Spagnuolo Lobb, Claudia Botteghi con Jan, Fabiana Folloni, Girolamo Di Giovanni, Jolanda Stocchi, Laura Mantovani, Laris Morri Rossi, Lorenzo Boscarelli,  Paolo Cottino, Gianmaria Zanderighi, Anna Barassi, Silvia Saporiti, Daniela Pozzi, Anna Baccarini, Maria Pia Rositi, Raffaella Cescon, Luciano Provenzano, Antonella Fracasso, Eleonora De Bernardi, Mara Della Pergola, Marzia Cinzia e Chiara Brofferio, Laura Palillo, Lidiana Bellettini, Fedra Cicu, Silvia Perco, Eleonora Cedaro, Francesco Miele, Elena Soler, Arianna Lissoni, Francesca Santaniello, Chicca Ranci, Paola ed Eugenia Cristofanini, Rina Zavaglia Melucci.

 

 

responsabile del cerimoniale:

Dopo questi interventi e ricordi così belli e toccanti ci avviciniamo tutti alla targa e facciamo lo scoprimento con la famiglia e con l’Assessore  Bragagni. Poi facciamo una foto di gruppo per nostro ricordo e anche per un comunicato stampa. Grazie

 

 

ALESSANDRA MELUCCI

Prima di procedere vorrei condividere questa lettura che è un brano di Passaggio d’epoca. Oggi ero in treno e pensavo proprio a quello che prima raccontava la mamma: il fatto che il babbo era nato qui, durante i bombardamenti, come ci raccontava la nonna Tilde, sua mamma, e ho pensato come questa sia una realtà oggi purtroppo ancora attuale.

Mentre pensavo questo ho aperto il libro a questa pagina. Mi sembra significativo leggerla qui:

 

La guerra è sempre stata il proseguimento della politica con altri mezzi nei rapporti internazionali e la repressione violenta lo strumento di controllo dei rapporti interni. Il cambiamento radicale del senso della politica e della democrazia interviene quando la posta in gioco è la sopravvivenza della specie, minacciata dalla guerra nucleare e dai rischi di catastrofi che la società stessa può produrre. Quando le decisioni politiche non possono essere più spinte fino a questo limite, la definizione stessa della democrazia si modifica.

La riserva del ricorso alla violenza legittima e alla guerra è stata una delle chiavi fondamentali del funzionamento dello stato moderno, sia nella gestione dei conflitti interni sia nei rapporti internazionali. La possibilità di ricorrere a questa ultima ratio è stata sempre parte del gioco politico. Il fatto che questa possibilità non sia più praticabile e che l’alternativa sia salvarsi insieme o giocare la carta ultima della distruzione cambia la logica con cui il processo decisionale può essere gestito. (…)

Non spingere le differenze fino alla catastrofe e rispettare le differenze perché la loro negazione non produca la catastrofe: ecco i due imperativi della politica democratica in una società globale, che accomunano tutti gli esseri umani e che fondano un nuovo patto. (…)

La svolta cruciale che cambia il senso della democrazia sta nel fatto che senza riconoscimento delle differenze e senza un accordo sui limiti entro cui mantenerle, non ci sarà più spazio né per le differenze né per la decisione, ma solo per la catastrofe. La democrazia deve dunque occuparsi di rinnovare continuamente lo spazio del confronto e nello stesso tempo mantenerlo entro confini che solo il processo democratico stesso è il grado di definire. (…)

La possibilità non di risolvere, ma di tenere insieme in un equilibrio accettabile entrambi i poli del dilemma tra i quali la società si muove, dipende dall’estensione e dal consolidamento di questo spazio democratico. Esso è l’arena in cui diventano possibili le grandi scelte su cui la collettività deve pronunciarsi e in cui si può agire per ridurre il più possibile l’esclusione e il silenzio che la complessità tende a produrre. In questo senso la democrazia diventa sempre più spazio della parola, in cui la diversità del sociale prende voce e trova i suoi limiti.

 

Grazie.

 

Passiamo allo scoprimento della targa.

 

La biblioteca personale di Alberto Melucci e una copia di tutti i suoi scritti (libri, articoli, documenti anche inediti)  sono stati donati dalla famiglia alla Civica Biblioteca Gambalunga di Rimini e fanno parte del “FONDO ALBERTO MELUCCI”.

Tutto il materiale è disponibile in consultazione.

Link al Fondo Alberto Melucci:
https://www.bibliotecagambalunga.it/nbiraccolte/biblioteca-alberto-melucci

Link alla Biblioteca Civica Gambalunga – Via Gambalunga, 27 – 47921 Rimini – Tel. 0541 704486
https://www.bibliotecagambalunga.it